Il mondo antico viaggiava lento e a piedi
Paesaggio antico di campagna
06 Ott, 2018

Questo articolo in breve:

  • Oggi possiamo permetterci di dare poco peso alle distanze
  • Fatica e lentezza del viaggio nell’antichità: i calcoli di ORBIS
  • I soldati, viaggiatori eccezionali
  • Trasportare merci via terra era molto lento e costoso
  • Il viaggio prima e dopo la diffusione dei motori

Nell’era dei motori le distanze contano poco

Vi sarà capitato di dire, per indicare che due posti sono vicini, che da A a B “c’è un quarto d’ora di macchina”. A pensarci bene, “un quarto d’ora” è una specie di misura mitica, senza un significato preciso: solo per uscire da una piccola cittadina di 30mila abitanti servono dai 5 ai 7 minuti, a seconda del traffico e dei (pochi) semafori, perciò il percorso che avete in mente può durare dai 15 ai 30 minuti.

Eppure per noi rimane sempre “un quarto d’ora”: su strade asfaltate e con un veicolo a motore, gli spostamenti sono diventati così comodi e rapidi che non ne percepiamo più la durata, perciò le distanze perdono importanza. Una prova? Stimate quanti km ci sono da casa vostra al cinema più vicino, e poi controllate su Google Maps: di quanto avete sbagliato?

Nel mondo antico viaggiare era lento e faticoso

Anche prima dei motori le distanze erano relative, ma per motivi molto diversi dai nostri. Pochissime persone potevano permettersi un cavallo o pagare un passaggio in nave, e la stragrande maggioranza degli spostamenti quotidiani avveniva a piedi.

Ma quanto è veloce un viandante? Dipende appunto da molte variabili. Una persona sana e forte, riposata, sazia e libera da pesi percorre, su una strada lastricata o almeno ben battuta, asciutta e pianeggiante, circa 5 km l’ora. Chi percorre sentieri di montagna o anche solo di collina, o deve camminare su un terreno erboso o molto diseguale, scende facilmente a 4, 3 o anche solo 2 km l’ora. Poi occorre considerare se fa molto caldo o molto freddo, se piove o tira vento forte, se la strada è polverosa, fangosa o sassosa. Inoltre, il viandante ha bisogno di fare delle soste, di mangiare e bere, di dormire; se cammina da più di due ore, anche la fatica incide sul suo passo; ancor peggio se porta un bagaglio.

L’università di Stanford ha elaborato ORBIS (orbis.stanford.edu), un modello geospaziale del mondo romano che tiene conto di tutte queste condizioni e calcola le distanze non in ore, bensì in giornate di cammino, proprio come facevano gli scrittori antichi: in condizioni mediamente buone, a piedi si possono percorrere 30 km, ossia 20 miglia romane, al giorno. Questo dato vale oggi come duemila anni fa.

I soldati, viaggiatori allenati

I soldati erano viandanti particolari, allenati a marciare per parecchie ore al giorno, spesso su lunghe distanze, e a portare un bagaglio personale piuttosto pesante (sarcinae), diverso da quello caricato su carri o bestie da soma (impedimenta). Secondo ORBIS, in una “giornata di marcia normale” (iustum diei iter) un esercito percorreva 36 km o 24 miglia romane; con una marcia forzata (magnis o maximis itineribus), ossia riducendo al minimo le soste e le ore di sonno, poteva coprire 60 km al giorno (40 miglia), ma non poteva reggere a lungo quel ritmo. I resoconti di Cesare (ad esempio nella Guerra civile, libro 3, paragrafo 76) confermano queste cifre.

Distanze maggiori richiedevano un cavallo, che in un giorno medio poteva percorrere 56 km, ossia 37 miglia. Lo storico romano Cornelio Nepote racconta nella sua Vita di Annibale (capitolo 6, paragrafo 3) che il condottiero cartaginese, sconfitto da Cornelio Scipione a Zama nel 202 a.C., raggiunse Hadrumetum – oggi Sousse, in Tunisia – in due giorni e due notti di marcia. Nepote stima in 300 miglia (450 km) la distanza fra le due città, e giudica il fatto “incredibile a dirsi”: in effetti non dobbiamo credergli, perché la distanza reale è di circa 145 km (qui il percorso secondo Google Maps). Di certo, marciare per più di 70 km al giorno per due giorni di fila fu comunque uno sforzo tremendo per i soldati cartaginesi, che devono aver dormito per non più di dieci ore su 48.

Il trasporto delle merci via terra

Se non siete un soldato allenato, ben nutrito e nel fiore degli anni, potete portare un bagaglio di 20-30 kg per brevi distanze. Un carico più pesante dev’essere trasportato a dorso di asino o di mulo o su un carro trainato da uno o due buoi. Questo comporta costi aggiuntivi, perché un animale o un carro non devono solo essere comprati, ma anche mantenuti e curati; inoltre, i buoi camminano molto più lenti di un uomo, sicché un carro percorreva in media 12 km al giorno.
Calcoliamo con ORBIS un viaggio tra i più semplici nell’antichità: da Parma a Modena, lungo la via Emilia, rettilinea, pianeggiante e ben tenuta. I 51 km (35 miglia romane) fra le due città si coprivano a piedi in quasi due giorni, il che comportava trovare una locanda per la notte o farsi ospitare da un conoscente o da un parente a Reggio Emilia, che è più o meno a metà strada.

Un mercante con un carro doveva calcolare invece quattro giorni pieni e tre notti: il trasporto aveva senso solo per una merce ricercata – ad esempio un vino rinomato e prodotto solo nel parmense – e solo se a Modena c’era speranza di vendere tutto il carico, entro la giornata, a uno o pochi clienti fidati, ad esempio a un oste che rifornisse le migliori famiglie della città. Secondo ORBIS, intorno al 200 d.C. un mercante doveva calcolare circa 1,8 denarii d’argento per ogni kg di merce trasportata. (A quell’epoca, la paga di un soldato semplice era di 300 denarii l’anno.)

Le soste per la notte erano un problema sia per i viandanti semplici sia per chi trasportava merce, non solo per il costo dell’alloggio, dei pasti o del fieno, ma anche per il rischio di essere derubati e magari feriti o uccisi. Quel rischio si correva anche durante il giorno, se la strada attraversava regioni disabitate o boscose: per questo gli antichi cercavano di viaggiare in gruppo o di aggregarsi ad altri incontrati lungo la via.
Oggi possiamo spostarci da Parma a Modena, e trasportare qualche quintale di merce su un furgone, in meno di un’ora e in tutta comodità e sicurezza, spendendo meno di 30€.

Viaggiare ieri, viaggiare oggi

Questo esempio, e in generale l’uso di ORBIS, ci fanno capire alcune diversità fra noi e gli antichi.

Innanzitutto, nel passato lo spostamento su distanze maggiori di 20-30 km era così oneroso da essere riservato a casi e merci speciali. La stragrande maggioranza delle persone si procurava tutto il necessario in pochissimi km. Se qualcosa non era raggiungibile in un paio d’ore di cammino, vi rinunciavano, o lo ottenevano solo di rado e per caso, perché qualcun altro aveva investito il tempo e la fatica necessari a portarlo da più lontano (i soldati si spostavano spesso per lunghe o lunghissime distanze, ma erano una categoria di professionisti). Nel nostro esempio, un oste di Modena si riforniva al mercato di Modena, dove trovava i prodotti coltivati negli orti della città o portati dai contadini dei dintorni. Parma era per lui come Roma o Antiochia: del tutto fuori dagli spostamenti ragionevoli.

Poi, per gli antichi la nave era molto più veloce, economica e tutto sommato meno rischiosa di qualsiasi viaggio via terra. Stando a ORBIS, navigare da Roma ad Atene richiedeva da 11 a 12,5 giorni per una distanza fra i 1550 e i 1740 km, a seconda che la nave potesse reggere lunghi tratti in mare aperto o no: si viaggiava a una media di 140 km al giorno, quasi quattro volte più veloci di un esercito allenato. In un certo senso il primato del mare resiste: ancora oggi il grosso delle merci viaggia su nave, con costi e rischi inferiori a qualsiasi altro mezzo di trasporto. (Non a caso gli aerei, che hanno i costi fissi maggiori, trasportano soprattutto persone, perché sono la merce più preziosa.)

Infine, sulle gambe delle persone o sul dorso dei muli viaggiavano non solo le merci, ma anche le lettere, le notizie e le idee – salvo i casi eccezionali di chi poteva pagare cavalli e cavalieri. Non è sbagliato dire che tutto, nel mondo antico, si muoveva a 30 km al giorno: anche la politica, le tasse, una rivolta o una pestilenza. Anzi, è stato sempre così fino alla diffusione delle locomotive e dei motori a scoppio: negli spostamenti, un contadino del 1850 era molto, molto più simile a uno di duemila anni fa che a noi.

Categoria: