La falce di Crono nel porto di Messina
Zancle - Messina vista dall'alto
16 Nov, 2017

Questo articolo in breve:

  • La forma geografica del porto di Messina diede il nome alla città
  • Fondazione di Zancle da parte di pirati e coloni dell’isola di Eubea
  • Zancle parola indigena (sicula) per “falce”
  • Mito di Crono e sua elaborazione da parte dei coloni greci di Sicilia
  • Il nome Zancle sulle monete della città
  • Cambiamento del nome da Zancle a Messene

Guardando questa foto satellitare spicca la forma ad uncino posta al centro dell’immagine. Si tratta di una bizzarria geografica che non mancò di suscitare la curiosità degli antichi Greci. Anzi, l’interesse per quell’insolita linea di costa fu tanto grande che da essa derivò il nome di una delle più antiche città greche dell’Italia meridionale. Si tratta di Zancle, colonia fondata sullo stretto tra la Sicilia e la Calabria e rinominata successivamente “Messene”, da cui il nome odierno di Messina.

La fondazione di Zancle

La città di Zancle fu fondata da un gruppo misto di Greci. Alcuni erano dei pirati provenienti da Cuma, in Campania. Lì erano venuti a stabilirsi i primi Greci che sfidarono le rotte dell’Occidente per cercare nuove patrie. Probabilmente un nucleo di costoro, spinto dai “vantaggi” della pirateria, era sceso fino a un punto critico per la navigazione antica, ovvero lo stretto di Messina, dove era più facile predare le imbarcazioni di passaggio.

Questi pirati, come gli altri coloni di Cuma, erano originari dell’isola di Eubea, nel mar Egeo. Dalla stessa isola, e più precisamente dalla città di Calcide, veniva l’altro contingente che partecipò alla fondazione di Zancle. Il territorio non era vergine: come testimonia lo storico Tucidide, quelle terre erano abitate da un villaggio di Siculi, gli indigeni stanziati nella Sicilia orientale all’arrivo dei Greci. A quanto pare le due componenti si fusero insieme e riuscirono a convivere pacificamente.

Il nome di Zancle e la forma della falce

Lo stesso Tucidide ci offre una testimonianza preziosa per comprendere l’origine del nome:

Zancle all’inizio era stata così chiamata dai Siculi, poiché il posto ha l’aspetto di una falce (i Siculi chiamano la falce “Zanklon”)
ὄνομα δὲ τὸ μὲν πρῶτον Ζάγκλη ἦν ὑπὸ τῶν Σικελῶν κληθεῖσα, ὅτι δρεπανοειδὲς τὴν ἰδέαν τὸ χωρίον ἐστί (τὸ δὲ δρέπανον οἱ Σικελοὶ ζάγκλον καλοῦσιν) Tucidide, La guerra del Peloponneso (VI, 4, 5)

Il mito della falce di Crono

L’associazione con la falce, per i Greci di Zancle, non era per così dire neutrale. Quell'oggetto infatti, al di là del suo impiego nella vita dei campi, aveva un ruolo decisivo in uno dei miti più cruenti dell’immaginario antico. Si tratta del mito di Crono, particolarmente diffuso nella madrepatria di Zancle e portato in Sicilia dai primi coloni.

Il mito ha interessato molto la ricerca psicologica, per le sue implicazioni nelle relazioni familiari. All’origine dei tempi Urano, personificazione del cielo, aveva in sposa Gaia, la terra, con cui si univa ripetutamente. Da tali amplessi nacquero numerosi figli, che però non potevano vedere la luce: Urano li sotterrava infatti dentro il ventre materno. Fino a quando il più giovane di questi figli, Crono, evirò il padre con una falce, gettando poi in mare i testicoli del genitore. Il porto naturale collocato sullo Stretto di Messina, non sarebbe stato altro che la falce usata da Crono, precipitata in terra.

Una simile associazione può apparire sconcertante agli occhi dei moderni. Tuttavia, per cercare di comprendere, dobbiamo immedesimarci nei Greci che giunsero sullo stretto di Messina nell’VIII secolo a.C. La Sicilia e l’Italia meridionale, per loro, erano una specie di far west: non si conoscevano i luoghi, le coste, l’entroterra; non c’erano le poleis (le città-stato) di altri Greci a scandire e “riempire” i paesaggi; qua e là si scorgevano villaggi di indigeni di cui si sapeva nulla o poco. In sintesi, il senso di spaesamento e di lontananza dalle proprie origini doveva essere fortissimo. Le case da cui provenivano quei pionieri, erano lontanissime.

Ora, immaginiamo i Calcidesi arrivati a Zancle. Sul posto trovarono dei Siculi che chiamavano “falce” la linea di costa. Convivendo con gli autoctoni, fecero proprio il nome del luogo, reinventandone tuttavia il significato: si trattava senz’altro della falce usata da Crono per il suo gesto efferato! Significava che anche quelle lande sperdute erano abitate dagli stessi dei che essi conoscevano fin da bambini. D’un colpo i paesaggi lontani e incomprensibili diventano vicini. Si riusciva a leggerli e a disegnarne una storia. Probabilmente i coloni di Zancle avrebbero voluto andare subito nella loro madrepatria per annunciare l’incredibile scoperta: avevano trovato lo strumento con cui Crono aveva evirato il padre!

Naturalmente, oltre a fattori di ordine psicologico, c’erano anche ragioni di tipo politico: dire che quella “zancle” era proprio la falce di Crono significava spodestare gli indigeni da qualsiasi pretesa sul territorio. Peraltro, facendosi beffa del nome del luogo, che fu mantenuto siculo. Culturalmente e miticamente, esso apparteneva ormai ai Greci.

Il nome di Zancle sulle monete della città

Per una fortunata coincidenza, oggi possiamo leggere il nome di Zancle su una moneta d’argento battuta dalla città alla fine del VI secolo a.C. Sulla moneta è disegnato un semicerchio, che richiama la falce, all'interno del quale si trovano un delfino e la scritta Dankle (ΔΑΝΚΛΕ).

 moneta con scritta Dankle

La forma Dancle è leggermente diversa da quella tramandata dalle fonti letterarie (Zancle), ma ovviamente si tratta dello stesso nome. Probabilmente, visto anche che si trattava di una parola non greca, la pronuncia subì delle oscillazioni.

Potrebbero invece lasciare stupiti i segni usati per la delta e la lambda. Chi è abituato al greco scolastico, infatti, si aspetterebbe di trovare le lettere a forma di triangolo (Δ) e di triangolo senza la base (Λ). La cosa si spiega col fatto che in epoca arcaica gli alfabeti greci erano numerosissimi: quasi ogni città aveva il proprio sistema di scrittura, con le sue peculiarità. Solo a partire dal IV secolo a.C. si iniziò a diffondere un alfabeto comune, ovvero quello utilizzato dalla capitale della cultura di allora, Atene.

I segni per delta e lambda di questa moneta sono per noi molto interessanti: infatti sono praticamente uguali alle nostre lettere di (D) ed elle (L). Non è un caso: l’alfabeto latino fu tratto dal sistema di scrittura usato dai Greci di Cuma e della Campania, ovvero lo stesso in uso a Zancle.

Da Zancle a Messene

Ritornando a Zancle, per terminare dobbiamo ricordare come venne introdotto il nome moderno della città. La causa di tutto ebbe inizio nell’isola di Samo. Sotto la pressione del regno persiano (nell'attuale Turchia) i cittadini dell’isola greca furono costretti ad emigrare. Gli Zanclei, stabilito un contatto con i profughi, proposero loro di raggiungerli: insieme avrebbero fondato una nuova città in Sicilia. Senonché, durante il loro viaggio di avvicinamento, i Sami furono corrotti da Anassilao, l’allora tiranno dell’altra città dello stretto, Reggio. Con un clamoroso voltafaccia, e con la complicità di Anassilao, i Sami si impadronirono del potere a Zancle.

Tuttavia il loro governo durò poco. Infatti lo stesso Anassilao, dopo alcuni anno, cacciò i Sami da Zankle facendo accorrere un gran numero di Greci da Messene e dalla Messenia (la regione del Peloponneso da cui proveniva il tiranno stesso). Anassilao si propose allora come ri-fondatore della città, alla quale diede il nuovo nome di Messene, in onore della sua patria d’origine.

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