Imparare il greco antico è difficile?
Studente che studia libro di greco antico in una biblioteca
06 Ott, 2017

Chi voglia imparare il greco antico potrebbe sentirsi investito dallo sconforto per la difficoltà della lingua. I fattori che alimentano l’ansia degli studenti sono essenzialmente i seguenti:

  1. Alfabeto incomprensibile.
  2. Luoghi comuni sul greco come lingua “ostica”, diffusi soprattutto da chi abbia frequentato il liceo classico.
  3. Diversità strutturale del greco antico rispetto alle lingue moderne.

Vedremo ora come la maggior parte di queste preoccupazioni sia il frutto di un fraintendimento, quando non proprio di un mito moderno. Non vogliamo dire che imparare il greco antico sia la cosa più facile del mondo. Naturalmente richiede impegno e dedizione, ma si tratta comunque di un traguardo raggiungibile da chiunque sia animato da una sana passione.

La finta barriera dell’alfabeto greco

I ventiquattro segni  dell’alfabeto greco costituiscono una specie di muro per chi non abbia mai studiato la lingua di Omero e di Platone. Parole come θώραξ o σᾠζω possono lasciare francamente interdetti. Si tratta tuttavia, fra tutte le paure degli studenti, di quella più facile da spazzar via. In effetti le lettere che lasciano disorientati sono poche, mentre la maggiorparte dei segni è uguale o molto simile a quelli a noi noti. Il fatto ha una ragione storica: l’alfabeto adottato dai latini, che poi è passato alle moderne lingue occidentali, deriva da quello greco; più precisamente, i Romani presero in prestito un particolare alfabeto greco (fino almeno al V secolo a.C. nelle varie parti del mondo ellenico furono in uso alfabeti diversi), probabilmente proveniente dalla colonia greca di Cuma, in Campania.

Dunque, le lettere greche “diverse” sono poche e si imparano in fretta. Tale rapidità è dovuta al fatto che il contesto generale, fatto di lettere note, aiuta a dedurre i segni non conosciuti. Considerate la parola δέλτα: sicuramente riconoscete le lettere e, t ed a (-e-ta); probabilmente vi viene da supporre che la terza lettera sia una l (se non vi viene in mente non vi preoccupate, tutto diventa più naturale dopo un minimo di pratica!); a questo punto avete –elta, e potete supporre, correttamente, che la parola in questione sia delta, ovvero il nome della quarta lettera dell’alfabeto greco.

Il greco antico come materia "ostica"

Veniamo ora ai miti. Non quelli antichi, fatti di immaginazione e racconti sovrumani, ma quelli moderni, forgiati dal nostro sistema scolastico. Se chiedete notizie sul greco e il latino a chi abbia frequentato o stia frequentando il liceo classico, vi sentirete rispondere quasi sempre che si tratta di materie molto complesse, dalle quali bisogna liberarsi il più in fretta possibile. La palma della maggiore difficoltà è per lo più assegnata al greco antico.

Ma perché il greco antico è considerato la "bestia nera" del liceo classico? Alla base c’è un’ambiguità: in effetti nei licei l’obiettivo non è quello di far apprendere il greco antico in sé, ma piuttosto di insegnare agli studenti il metodo logico con cui si traduce un testo antico.

Si tratta di due cose ben distinte: da un lato si può considerare il greco come un mezzo di comunicazione e, in quanto tale, cercare di apprenderlo più rapidamente possibile per leggere e comprendere (non tradurre!) i testi antichi. Tale impostazione, fatta propria dal cosiddetto Metodo Natura, si prefigge quindi di comunicare in modo diretto con gli autori di quei testi.

Dall'altra parte, la scuola italiana usa il greco antico come mezzo per praticare quella disciplina specialissima che è la traduzione. Sintetizzando, lo studente deve apprendere dapprima tutte le norme grammaticali; quindi, in un secondo momento, applicare ai testi le regole apprese, dimostrando di saper decifrare qualsiasi brano (versione). Non si richiede mai di leggere e capire; si domanda invece di fare l’analisi del periodo, scomporre, individuare e ricomporre. Si tratta di una esercizio mentale senz'altro complicato, dai risultati peraltro discutibili, se poi gli studenti hanno bisogno, alla maturità, di quattro ore per tradurre una decina di righe. Ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con la difficoltà del greco. Ciò che è difficile, al liceo, è la traduzione così come viene insegnata.

La diversità del greco antico

Rimane da considerare l’ultimo dei timori a cui abbiamo sopra accennato. Il greco antico è così diverso dall'italiano? In questo caso non possiamo dare una risposta netta, o sostenere che si tratti di una leggenda. Obiettivamente, il greco antico ha delle diversità strutturali che sarebbe sbagliato ignorare. La caratteristica che lascia maggiormente straniati riguarda l’ordine delle parole nella frase che, a differenza di ciò a cui siamo abituati, gode di una libertà molto ampia.

Tuttavia, come ha saggiamente sottolineato Maurizio Bettini nel suo libro A che servono i Greci e i Romani (Einaudi, 2017), la bellezza dello studio del mondo antico risiede proprio nella scoperta della diversità. Le letture modernizzanti dell’antico (“era così già duemila anni fa!”) privano la storia della sorpresa e della meraviglia, ovvero di due ingredienti essenziali per appassionarsi. Dunque, anche per quanto riguarda la lingua, le differenze possono costituire uno stimolo eccezionale per avvicinarsi al mondo dell’antica Grecia.

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